«La scomparsa dei colori» by Luigi Manconi
Italiano | ASIN: B0DK1KSTKZ | MP3@128 kbps | 7h 31m | 438.94 Mb
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Diventare cieco è un’esperienza drammatica. Significa il consumarsi dei rapporti con il mondo, con le sue misure e i suoi colori, con le sue promesse e le sue sorprese. E significa l’affaticarsi delle relazioni con gli altri e con le cose: le carezze che non giungono a segno e i bicchieri che cadono, l’impossibilità di scrivere una dedica o quella di decifrare un volto. Nel corso di oltre quindici anni, Luigi Manconi – sociologo e militante politico – è passato da una forte miopia all’ipovisione, alla cecità parziale e infine a quella totale. La sua è dunque la storia di una perdita e di una lenta discesa in un buio che non è tuttavia "un calamaio di compatta cupezza", perché "la cecità non è nera. È lattiginosa, a tratti caliginosa. E, talvolta, rivela sprazzi perfino luminescenti". Questo libro è la testimonianza di un percorso di coscienza e conoscenza e il racconto di un mondo nuovo pieno di echi: i suoni di una partita di basket, le note di una canzone, la voce che detta un testo o che dà un comando a un’assistente vocale o quella dell’attore che legge un audiolibro. E le sensazioni tattili: il calore del sole sulla pelle, mani che sfiorano i muri per orientarsi, prese incerte sugli oggetti, tibie che urtano contro gli spigoli. E soprattutto i ricordi, perché alla perdita della vista si accompagnano le peripezie della memoria: le premonizioni dell’adolescenza e i volti che rimangono uguali a com’erano trent’anni fa. E ancora: cosa vede chi non vede? Nella narrazione di Manconi c’è sia la lusinga della disperazione ("il problema di buttarmi o no dalla finestra") sia una costante vena di umorismo, ironia e autoironia. C’è l’accettazione dei limiti imposti dal destino e un elogio della lotta: l’antidoto alla cecità, "che è innanzitutto immobilità", è proprio la lotta, "il movimento che raccoglie e mobilita energie, che produce conoscenza, che persegue mete, che esercita intelligenza".